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La Bosnia non è un paese geograficamente così lontano dall’Italia, ma la sensazione è che al di là della posizione e del comune contesto europeo (non così comune però, visto che le frontiere ci sono ancora), esista sempre un “noi” e un “loro”. Una barriera creata forse inconsciamente dai vicini occidentali per non dover fare i conti con un senso di colpa che ci riguarda tutti e che è difficile da mandare via, il senso di colpa per la guerra in Bosnia Erzegovina.

bosnia viaggio
Veduta del ponte vecchio e della città di Mostar

Oggi, 22 anni dopo l’inizio di quel terribile conflitto che sarebbe durato per 3 eterne primavere, dall’aprile 1992 al dicembre 1995, la Bosnia è un Paese variegato e complesso, dove le differenze etniche (la nazione si divide in due entità federate: la Federazione croato – musulmana, che occupa il 51 % del territorio e la Repubblica Serba, che occupa il 49 %) sono ancora oggi un marchio di provenienza. E’ purtroppo anche un Paese disilluso, in cui le nuove generazioni devono fare i conti con la difficile eredità di una guerra che ha portato corruzione, sprechi e ingiustizie. Ma è anche, non va dimenticato, un luogo splendido che vale assolutamente la pena visitare; non solo per amare i suoi paesaggi, ma soprattutto per parlare con le persone e capirne la storia. Se state pensando di fare un viaggio a Sarajevo, Mostar e sulle belle montagne vicine, forse la breve testimonianza di una viaggiatrice che c’è appena stata vi farà venire ancora più voglia di scoprire questa incredibile destinazione.

Viaggio in Bosnia, giugno 2014, di Matilde Capra

Sarajevo dista da Milano 1038 chilometri, meno di Palermo. Eppure nel nostro immaginario, o perlomeno nel mio, è un posto molto lontano. Quando ci arrivi ti rendi conto che è una città bellissima, simile alle nostre grandi città ma con un fascino maggiore, dato dall’intersecarsi delle culture che ci hanno vissuto e dalla posizione stupenda in una piana in mezzo ai monti, su cui si arrampicano le case dei quartieri periferici.

sarajevo moschea
Veduta notturna della moschea di Sarajevo, ph Matilde Capra

Proprio da questi monti per tre anni l’esercito serbo ha assediato la città, provocando 11.000 morti tra i cittadini che hanno cercato, in questo periodo che la nostra guida allora bambino ha definito un inferno, di sopravvivere. La memoria della guerra è molto presente in Bosnia e un viaggio in questo stato non può prescindere da un passato ancora tanto vicino. Io ci sono andata con un trekking organizzato in maniera impeccabile da Trekking Italia  anche per cercare di capire questo passato. In realtà se alcune cose le ho capite, sono tornata con tante domande, ma anche con il ricordo di un paese bello con una storia millenaria.

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Lapide commemorativa a Srebrenica, teatro di un genocidio compiuto dall’esercito serbo che qui nel 1995 giustiziò circa 8000 bosniaci, ph Matilde Capra

I centri storici di Mostar e Sarajevo sono stati restaurati in maniera egregia ed ora sono affollati di turisti. Gli itinerari a piedi che abbiamo fatto ci hanno mostrato anche un paese povero, fatto anche di villaggi isolati e spopolati.

villaggio serbia
Un villaggio di montagna con le tipiche calze fatte a mano dalle donne locali, ph Matilde Capra

Però le persone che si incontrano sono determinate a guardare avanti e a costruire un futuro che vogliono di pace. Certo il turismo può aiutare la precaria economia della Bosnia, gravemente danneggiata dalla guerra e penalizzata da un territorio montuoso, tagliato fuori dalle grandi vie di comunicazione. Perciò, perchè non andarci? Oltre ad aver fatto un bel viaggio avremo toccato con mano la storia e chissà che non impariamo qualcosa….

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