Qual è la filosofia che sta dietro il viaggiare a piedi? Con che spirito si affronta un’esperienza di questo tipo? Quali consigli pratici possono essere utili? La persona che oggi ci aiuta ad addentrarci nell’affascinante mondo dei viaggi a piedi è Raffaele Basile, responsabile redazionale del blog Socialtrekking, espressione di un “movimento” di liberi camminatori pensanti che amano interagire con la natura, il paesaggio e l’”anima dei luoghi”. Scrittore e camminatore, Raffaele coniuga felicemente queste due passioni nel blog.
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“Facciamolo a piedi”, ovvero la filosofia del viaggiare camminando
Viaggiare a piedi, spostarsi da una città all’altra camminando per 50, 100, 200 chilometri in 2,4,10 giorni, potrebbe a prima vista apparire una stravaganza, una performance alla portata di un’élite di atleti o di persone “alternative” o quanto meno snob. È invece un’esperienza estremamente naturale, ricca di significati e di suggestioni, alla portata praticamente di chiunque. « Il camminare di cui parlo non ha nulla a che vedere con l’esercizio fisico propriamente detto, simile alle medicine che il malato trangugia ad ore fisse, o al far roteare manubri o altri attrezzi; è invece l’impresa stessa, l’avventura della giornata. Se volete fare esercizio, andate in cerca delle sorgenti della vita. Come è possibile far roteare dei manubri per tenersi in salute, mentre quelle sorgenti sgorgano, inesplorate, in pascoli lontani!».
Con queste parole Henry David Thoreau , scrittore americano, già due secoli fa dava un’idea di come il cammino fatto con un certo spirito potesse essere più gratificante di andare in palestra o giungere in una località comodamente scarrozzati da un’auto o un treno. La passione per la natura portò Thoreau a scrivere un bel libro, “Walden, vita nei boschi”. Non è un quindi un caso che tra le varie organizzazioni che si occupano di viaggi a piedi nella natura una delle più attive si chiami proprio Walden e organizzi in forma di cooperativa innumerevoli viaggi a piedi in tutta Europa, così come si pianifica e gestisce un normale viaggio.
Vale a dire non rinunciando ad alcuna comodità eccetto quella presunta del mezzo di trasporto, che in un viaggio a piedi non può essere altro che…le proprie estremità. Questo tipo di viaggio si svolge in genere in località non battute dal turismo di massa, in territori pieni di natura ma anche di storia, arte e cultura, da visitare con passo mai affrettato per meglio scoprire – e rispettare- tutto ciò che circonda il viandante.
Un’occasione di sintonizzazione tra sé e il circostante
Camminare per un’escursione di una mezza giornata può essere di certo gradevole, ma farlo per una settimana intera diventa qualcosa di completamente diverso, appagante sotto molteplici punti di vista. Se si cammina con l’approccio di guardarsi intorno e di non concentrarsi solo sulle performance dei propri passi, il viaggio a piedi può essere un formidabile strumento di contatto con la propria interiorità ma anche un eccezionale mezzo per interagire con la realtà esterna.
Perché camminando è più facile sintonizzarsi con “l’altro”. L’altro da sé che può essere un insetto, un albero, un sentiero oltre, naturalmente, al compagno di camminata. Nei viaggi a piedi organizzati spesso si parte con altri compagni di viaggio che si conoscono solo al momento della partenza, il che a prima vista potrebbe sembrare un limite. E invece, al contrario è proprio uno dei valori aggiunti di questo tipo di viaggio, perché “in cammino” la socializzazione ha tempi , modi e “charme” ben diversi rispetto alla vita di tutti i giorni.
Non per niente, alcuni dei camminatori e delle guide della menzionata cooperativa Walden, “capeggiati” da Alessandro Vergari, hanno dato vita a un movimento di pensiero e azione che ha preso il nome di socialtrekking. Perché il trekking, il viaggio a piedi, è l’occasione giusta per armonizzarsi con il circostante, con l’altro da sé e quindi in definitiva per “migliorarsi”. Alessandro Vergari, che rappresenta bene sia la “teoria” che la “pratica” del camminare, in quanto autore di vari libri sul camminare e responsabile di numerosi trekking nella natura, ci rassicura sul fatto che viaggiare a piedi non sia un’impresa proibitiva.
«Dopo i primi giorni di cammino l’organismo si assesta e compie senza sforzo un esercizio che ha fatto per migliaia di anni e che fino a pochi decenni fa era una consuetudine. Anche dal punto di vista dell’attrezzatura personale, c’è bisogno davvero di poco oltre alle giuste scarpe»
“Gestire il bagaglio”. Un esercizio di armoniosa sobrietà
Nell’Occidente economicamente evoluto, l’atto del camminare, da esperienza ordinaria e abituale, è infatti paradossalmente divenuto una scelta cosciente e talora in controtendenza. Si è quindi quasi persa la percezione del camminare visto come uno dei sistemi più efficaci per conoscere se stessi e gli altri e porre armonia tra mente, corpo e realtà circostante. In un mondo che sembra sempre più votato al consumo e allo sviluppo incontrollati, il viaggiare a piedi costituisce un sano momento di saggia decrescita. Viaggiare a piedi consuma e costa infatti poco, sia in termini di bilancio dell’ ecosistema naturale che di budget finanziario personale.
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Il senso della misura, oltre che in fase di cammino, lo si riesce a testare già in fase di preparazione del viaggio. Quando si sa di poter contare solo sulle proprie spalle per trasportare quanto occorre per 4 o più giorni di viaggio, si inizia ad acquisire un senso di sobrietà nella scelta delle cose da portare con sé sconosciuto ai più. Ignoto a chi sappia di poter fare affidamento su comodi bagagliai di auto o capienti stive di aerei. Poco alla volta, quasi come in una pratica “zen”, si riesce a riconoscere il superfluo, a rinunciare ad esso. Con un po’ di esercizio, alla fine si raggiunge la giusta sobrietà.
Oltre alle scarpe da trekking, qualche maglietta (tecnica o tradizionale), un pile, un pantalone e della biancheria di ricambio, calzini idonei all’uso “intensivo”, una mantella per la pioggia, una torcia, una piccola dotazione “sanitaria” e per l’igiene, sono una base sufficiente ad assicurare un cammino sereno. Tutto questo pesa in genere sui 5-6 chili, al netto delle scarpe che si indosseranno. Ed è l’ ”attrezzatura” minima. Chi vuole rinunciare a meno comodità, ben potrà arrivare anche a 11-12 chili di attrezzatura, che in uno zaino ci possono anche stare.
Tenendo però ben presente che tutto quello che verrà aggiunto alla dotazione minima se lo dovranno sorbire le spalle durante il cammino. Se la vita è fatta di scelte, il camminare non fa eccezione.
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Walden Viaggi organizza viaggi a piedi “lenti” e consapevoli in Italia e in Europa, offrendo proposte alla portata di tutti o per persone più allenate. L’obiettivo è la scoperta di territori avvincenti, ma in alcuni casi non ancora meta del grande turismo.