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Il blog di eDreams
  •   3 minuti di lettura

Intraprendere un viaggio intorno al mondo con la propria famiglia…
Visitare 19 Paesi in 9 mesi
Sentirsi un po’ turista, un po’ esploratore e vivere la quotidianità delle persone del luogo, fino a fare volontariato in un Paese lontano… fino ad avere un’idea, L’IDEA, quella di regalare a delle bambine orfane dell’Ecuador la possibilità di conoscere il mondo attraverso la lettura, quel mondo che forse mai riusciranno a vedere con i propri occhi.

Questo è David Risher, questo è il fondatore della ONG Worldreader che dal 2009 porta nei Paesi più poveri del mondo le parole e le storie di tanti autori, grazie all’aiuto della tecnologia e degli eBooks.
David Risher, fondatore di WorldreaderNoi del Blog di eDreams abbiamo avuto la fortuna di intervistarlo e oggi vogliamo condividere con voi le sue parole per farvi conoscere più da vicino questa persona che non solo è un viaggiatore, bensí è un uomo che dona il meglio di sé agli altri, che ha unito la sua passione per la lettura e i viaggi ad una vera azione solidale.

Ecco cosa ci ha raccontato di sé:

1. C’è stato un evento speciale nella sua vita che l’ha portata a fondare Worldreader?
“Nel 2009 io e la mia famiglia abbiamo fatto il giro del mondo. Abbiamo visitato 19 Paesi in 9 mesi, dalla Cina alla Nuova Zelanda, all’Indonesia, alla Giordania e alla Bolivia. In alcuni Paesi non eravamo altro che turisti ma in altri siamo stati dei veri e propri esploratori e abbiamo lavorato e fatto del volontariato, vivendo spesso al fianco di famiglie del luogo e, a volte, addirittura nelle loro case. Abbiamo trascorso mesi vivendo nel seminterrato di alcune persone, aiutandole ad allevare pecore.
Ma è stato visitando l’orfanotrofio femminile “Perpetuo Socorro” di Gualyquill (Ecuador) che ho notato una forte emozione e motivazione dentro di me. Alla fine di una lunga giornata, siamo arrivati nei pressi di un grande edificio chiuso a chiave, che si è poi rivelato essere la biblioteca dell’orfanotrofio. Le ragazze avevano perso qualunque tipo di interesse verso la lettura e per questo la biblioteca stava cadendo in disuso. Vedendola in questo stato, ho iniziato a pensare al fatto che, durante il nostro viaggio, le  letture delle mie figlie, tanto per scuola quanto per piacere, erano rese possibili grazie a due eBooks che davano loro la possibilità di scaricare qualsiasi libro in 60 secondi.
Riflettendo su ciò che la lettura avesse significato per me fino a quel momento e pensando all’opportunità di usare gli e-readers per portare libri in tutto il mondo, ho iniziato a immaginare un grande progetto e ad emozionarmi alla sola idea… quando sono rientrato a Barcellona  ne ho parlato immediatamente con Colin McElwee e insieme abbiamo fondato Worldreader!”

2. Se potesse scrivere un libro sui suoi viaggi e sulle sue esperienze come viaggiatore, che titolo gli darebbe?
“Invece di scrivere un libro, abbiamo creato una pagina web in cui raccontiamo il nostro viaggio per il mondo!
Si chiama 365pictures.net e presenta una foto per ogni giorno di viaggio. Crearla è stato meraviglioso: alla fine di ogni giornata la nostra famiglia si riuniva per votare la foto migliore delle ultime 24 ore”.

3. Non sono molte le persone che viaggiano per visitare orfanotrofi o per fare volontariato; cosa l’ha portata a decidere di dedicare i suoi viaggi a fare del bene agli altri?
“Per me rappresenta una forma di riconoscenza per la fortuna che mi ha sempre accompagnato nella mia vita.
In particolare, ho sentito la necessità di mostrare questa gratitudine in seguito a un preciso evento della mia vita.
Ogni anno trascorro una settimana viaggiando con degli amici di vecchia data e devo ammettere che ci piace fare cose estreme. La nostra fortuna è quella di poter scegliere sempre tra numerose attività, dall’andare in mountain bike per la Sun Valley, Idaho, allo sci sulle Alpi o ancora fare escursioni in bicicletta in Croazia. Sta di fatto che, alcuni anni fa, attraversando la Patagonia in bicicletta, in un sentiero di montagna molto scosceso ho perso l’equilibrio, sono caduto e mi sono rotto una clavicola e due costole… È stato solo grazie al casco che non mi sono rotto anche il cranio.
In quel momento ho capito quanto la fortuna e la buona sorte mi avessero sempre accompagnato durante tutta la mia vita e, ritrovandomi in quella situazione, ho iniziato a pensare che esplorare nuovi Paesi e fare del volontariato potesse essere una forma di riconoscenza verso questo mio destino che non si è mai dimostrato eccessivamente avverso!”

4. Cos’è per lei un viaggio di piacere?
“È semplice: un viaggio di piacere è quello che faccio con mia moglie e le mie figlie. Non è importante andare lontano; se sono con la mia famiglia è piacevole anche solo salire in macchina e guidare due ore lungo la costa”.

5. Qual è la cosa più importante che ha appreso durante i suoi viaggi?
“Ho capito cosa significhi davvero carpe diem!
La parte più difficile di un viaggio non è né partire, né tornare, è decidere di intraprenderlo.
L’unico modo per partire è cogliere l’attimo in cui si sente l’istinto a farlo!
Quindi prendete il calendario, trovate una settimana nel lontano futuro e decidete di andare a fare un viaggio in un posto che sognate di visitare da quando eravate bambini… Non ve ne pentirete mai!”

4 responses to “Il profilo del viaggiatore: David Risher

  1. Viaggiare in Europa o in America del Nord è molto facile e non ci penso due volte, se posso, parto! Ma invidio davvero quelli che come Marco o David partono per luoghi così diversi dal nostro mondo, si adattano, vivono la vita del posto e affrontano tutte le difficoltà con grande coraggio.

  2. Ciao!
    Grazie per i vostri commenti! È molto interessante leggere opinioni e pareri differenti.
    David Risher ha sicuramente raccontato molto di sé, toccando temi davvero stimolanti.
    Il messaggio che forse resta maggiormente impresso è quello di viaggiare quando si sente l’istinto a farlo, scoprire il mondo attraverso qualcosa che va oltre il semplice turismo, provando a integrarsi nella quotidianità del Paese che si visita per scoprire le tante realtà e sfaccettature che caratterizzano il mondo.
    Voi cosa ne pensate? Siete tra coloro che partono alla volta di qualche luogo mai visto senza pensarci due volte o siete più cauti nell’intraprendere i vostri viaggi?

  3. Non la penso come lui quando dice “La parte più difficile di un viaggio non è né partire, né tornare, è decidere di intraprenderlo.”…
    Io penso che dopo nove mesi in giro per il mondo la parte piú difficile sia quella di rendersi conto che é finita, é il momento di tornare…

  4. Mi piace questo racconto di David Risher che parte da grande semplicità e arriva a intensi contenuti.
    Bravi !!!

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