In quanto viaggiatori, a volte cerchiamo una breve fuga per allontanarci da ciò che conosciamo
Ci facciamo sempre delle domande. Domande che vanno ben oltre il nostro egoistico desiderio di fuggire dalla monotonia di casa. Henry James disse che ci vuole una quantità infinita di storia anche solo per creare una piccola tradizione, e magari è proprio lì che dobbiamo cercare la nostra risposta. Riuscendo a far parte delle tradizioni di un luogo e comprendendole, avremo la chiave della porta per entrare. Perciò forza, apritela ed esplorate.
Storia di Halloween
Per comprendere le origini di quello che oggi chiamiamo Halloween (All Hallows Eve, la notte prima di Ognissanti), dobbiamo rifarci alle usanze popolari dei paesi in cui venivano parlate le lingue celtiche ancor prima del Cristianesimo. Samhain (sah-win) era un festival che celebrava la fine della stagione della raccolta, l’inizio dell’inverno e il passaggio alla «metà oscura» dell’anno, quando i confini tra questo mondo e l’aldilà si assottigliavano e gli spiriti potevano liberamente passare e farsi vedere senza che qualcosa li ostacolasse: niente a che vedere con le maschere da Batman e i vassoi di shot di Jägermeister dei giorni nostri.
Fu un’epoca di grande terrore. Ne sono la prova le offerte, i roghi e i folli rituali di ogni genere, che avevano lo scopo di placare gli spiriti inferociti. Uno di questi rituali prevedeva il mascherarsi: la tradizione voleva che si andasse di casa in casa recitando versi pagani, personificando gli spiriti antichi con una maschera e chiedendo del cibo. Solo così si poteva essere protetti.
Anche se queste tradizioni furono inizialmente messe da parte dai puritani della Nuova Inghilterra, l’immigrazione di massa verso gli Stati Uniti proveniente dall’Irlanda e dalla Scozia fece sì che Halloween si convertisse piano piano in una festa celebrata dagli statunitensi di ogni contesto razziale, sociale e religioso. Gli antichi costumi sovrannaturali vennero presto sostituiti dai travestimenti da personaggi famosi, cartoni animati e in pratica qualsiasi personaggio di fantasia. Gli antichi cibi furono sostituiti dai dolci. Alla fine questo rituale pagano, non molto diffuso originariamente, ha raggiunto una fama mondiale.
Curiosità
Ed eccoci ad oggi: ci sono addirittura delle infografiche che analizzano quali sono i costumi di Halloween con gli hashtag più popolari in ogni stato, chiaro segnale che gli Stati Uniti hanno perso la testa per Halloween. Le spese raggiungono gli ottomila milioni all’anno e ogni persona spende in media intorno ai 93$ durante il periodo di Halloween, per la maschera, i dolci e le decorazioni. Negli Stati Uniti è attualmente, come grandezza, la seconda festa commerciale dopo il Natale.
Che gli statunitensi spendano migliaia di milioni in una festa che oggi non ha nessun significato non deve meravigliarci, ma Halloween ha plasmato il suo paese in modo sorprendente, se sono vere le storie che si raccontano. Si dice che i produttori di dolci furono tra quelli che esercitarono più pressione affinché il cambio orario si posticipasse a novembre, in modo che i bambini potessero avere un’ora in più per chiedere i dolci mentre giocavano a dolcetto o scherzetto.
La tradizione di chiedere dei dolci di casa in casa esiste almeno dagli anni venti negli Stati Uniti, nonostante la preoccupazione dei genitori che hanno da sempre dovuto fare i conti con storie spaventose di dolci contenenti lame di coltelli o avvelenati. Qual è la buona notizia? Che i due casi di intossicazione per i dolci ad Halloween registrati negli Stati Uniti erano collegati ai familiari: in un caso, un bambino ingerì accidentalmente dell’eroina che apparteneva a suo zio e nell’altro si era trattato di un padre che voleva incassare i soldi di un’assicurazione sulla vita. Con 41 milioni di bambini tra i cinque e i quattordici anni che giocano a dolcetto e scherzetto ogni anno e da quasi cento anni, si può affermare che Halloween è una festa sicura, allora perché non andar via e godersela?
Halloween è una buona scusa per fare un viaggio all’estero e se vi trovate negli Stati Uniti alla fine di ottobre, ci sono diversi posti che non potete non visitare se volete godervi dalla prima fila le cose più incredibili di questa festività.
Destinazioni
Consigli
Il viaggio di Halloween incomincia ancora prima che usciate di casa. Quando arrivano le stagioni più fredde, il tempo può essere molto variabile in alcuni posti. Sapete che il giorno in cui la velocità media del vento è più alta a New York è il 31 ottobre? Ed è anche il giorno più secco dell’anno, con un’umidità relativa del 62%. Non siamo dei meteorologi, ma sarà decisamente meglio portarsi una giacca. Invece la temperatura media di Hollywood è di 28°C. State pensando al costume da bagno? Controllate se non ci credete. Consultare il meteo su qualche sito per capire le peculiarità di un luogo prima di partire, può risparmiarvi diversi inconvenienti, soprattutto se non vedete l’ora di mostrare a tutti un costume di Halloween che si adatti perfettamente alle condizioni climatiche.
Se state cercando un costume, magari vi aspettate di trovarlo in qualche fantastico negozietto al vostro arrivo. Innanzitutto, l’idea di un bellissimo negozio di quartiere specializzato in maschere non è molto realistica. Gli statunitensi vanno a fare shopping nelle grandi catene come Walmart e voi non farete eccezione.
Acquistando on-line potrai scegliere tra un numero illimitato di costumi (anche la tua idea di una maschera da zombie-Superman-Donald Trump sarà realizzabile) e così il tuo personaggio sarà più degno di essere ricordato. Anche i prezzi sono senza dubbio più bassi. E chi vorrebbe sprecare parte del prezioso tempo che ha a disposizione per festeggiare Halloween cercando costumi? Nessuno. Comprate il vostro costume on-line e risparmiate tempo e denaro.
Quando andare
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Storia del Festival delle Lanterne
Probabilmente sapete qualcosa di questa antica tradizione cinese perché avete visto delle foto nei social network, ma il problema delle foto è che ci danno poche informazioni su uno dei più grandi festival del mondo.
Si celebra il quindicesimo giorno del primo mese del calendario lunisolare e ha finito per diventare sia la fine delle festività del Capodanno cinese che l’equivalente cinese di San Valentino, tutto in uno.
C’è una lista di storie lunga come la Muraglia Cinese sull’origine del festival delle lanterne. La più accreditata narra che nacque per celebrare la fine dell’oscurità dell’inverno e la conseguente possibilità per gli abitanti di passare più tempo per strada di sera. Tuttavia, basta un rapido sguardo per rendersi conto che il festival ha un significato diverso a seconda delle varie dinastie, personaggi storici e confessioni religiose:
Il primo imperatore della Cina. L’imperatore Qin Shi Huang organizzava grandiose cerimonie per placare il dio del cielo Taiyi, che disponeva di sedici dragoni con cui poteva provocare siccità, tormente, carestie e piaghe dell’umanità.
Il taoismo. Il compleanno del dio taoista Tianguan cade nel quindicesimo giorno del primo mese lunare e si narra che i festeggiamenti si organizzavano per intrattenerlo e per attirare la fortuna.
Il buddismo. Dopo aver scoperto che i monaci accendevano le lanterne in onore di Budda, un imperatore della dinastia Han ordinò che si facesse la medesima cosa.
Gli antichi guerrieri. Il guerriero ribelle Lan Moon fece un colpo di stato contro un re tiranno e morì dopo essere riuscito ad attaccare la città. Il festival venne celebrato in suo onore.
Pensate un po’! Tutte queste storie hanno portato all’attuale Festival delle Lanterne Cinesi, durante il quale la gente appende lanterne fuori dalle case, passeggia per le strade libera dal coprifuoco e cercando l’amore, mangia senza sosta, risolve rompicapi e partecipa alle immancabili riunioni familiari.
Curiosità
È strano pensare che questo festival delle lanterne, risalente a duemila anni fa, rischiò di non venire più celebrato a metà del secolo scorso. Se non fosse stato per la dedizione quasi religiosa a questa festa, sarebbe praticamente scomparso. Oggi questo festival non solo ha acquisito più forza in Cina, ma si è esteso e si celebra anche in altri luoghi, come in Giappone, in Corea, alle Hawaii e in Nuova Zelanda.
In Cina i tipi di lanterne (fisse, portatili, galleggianti e volanti) in genere variano da regione a regione, ma si considera come standard la lanterna rossa e ovale, con la nappa rossa o dorata. Il colore rosso simboleggia l’allegria e la vitalità e nella tradizione si associava all’annuncio di un matrimonio o di una nascita. Sapete invece qual è l’origine simbolica del colore bianco? La morte, per quanto possa sembrare strano.
I produttori di lanterne di solito scrivono degli indovinelli su dei piccoli pezzi di carta e poi li attaccano sulle lanterne per rendere il festival più vivace e divertente. Un esempio che si può tradurre bene in italiano è: “Chi è più veloce, il freddo o il caldo?”. Pensateci su. Troverete la risposta tra qualche riga.
Fare apprezzamenti sulle lanterne è da sempre stato un buon modo per iniziare una conversazione con persone del sesso opposto, e per questo motivo il festival delle lanterne è nella cultura cinese un periodo propizio per la formazione di nuove coppie. A Hong Kong, in Malesia e a Taiwan è l'equivalente cinese di San Valentino.
Una parte essenziale di ogni festival delle lanterne che si rispetti è il yuanxiao, una palla di farina di riso appiccicosa e ripiena di zucchero, petali di rosa, sesamo, pasta di fagioli e altri ingredienti, che si frigge, si cuoce al vapore o si fa bollire. Di solito le famiglie si godono queste delizie di sera, mentre contemplano la luna piena. La forma tonda di questo cibo simboleggia l’unione, l’armonia e la felicità.
Ok, avete pensato alla risposta all’indovinello? Eccola: il caldo è più veloce perché si può prendere freddo.
Destinazioni
Consigli
È naturale: la prima cosa che avrete voglia di fare a un festival delle lanterne è tirare fuori la macchina fotografica o il telefono ed iniziare a fare delle foto. Con così tanta bellezza da catturare in poco tempo, dovrete essere preparati. La fotografia notturna richiede in genere aperture basse e lunghe esposizioni. Per le lanterne che non sono in movimento, troverete la migliore esposizione occupando tutta l’inquadratura con la lanterna. Giocate un po’ con la configurazione dell’apertura a seconda della composizione, ma assicuratevi di manetenere l’esposizione a più o meno 1/60. Per le lanterne in movimento si raccomanda un’esposizione 1/100 e un’apertura leggeremente maggiore. Oppure puoi giocare un po’ con le impostazioni della fotocamera del tuo telefono e sperare che vengano bene!
Ricordatevi che il Festival delle Lanterne Cinesi non è come la maggiorparte delle feste, che si svolgono in una data fissa. Nel calendario gregoriano di solito coincide con febbraio o marzo. Con un calendario lunisolare, dipende tutto dalle fasi lunari e dal fatto che l’anno sia tropicale o meno. Vi sembrerà che ci voglia una laurea in astronomia per decifrarlo, ma non è così: Google vi verrà in soccorso. Controllate la data un paio di volte prima di andare. Un appunto veloce: nel 2017 il festival delle lanterne sarà l’11 di febbraio.
Una cosa a cui dovrete fare attenzione è l’orario. La Cina è un paese con un miliardo e trecento milioni di abitanti (più di 21 volte quelli dell’Italia) ed è un numero in crescita. Le autorità delle città stanno diventando molto più prudenti visti i recenti problemi creati dall’eccessiva calca, incluso l’episodio di Shangai, e anche se le feste non vengono proibite, spesso la polizia stabilisce dei limiti riguardanti il numero dei visitatori. Se arrivate presto al festival delle lanterne eviterete di trovarvi nel momento di maggiore affluenza e che vi venga proibito di entrare.
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Storia del Carnevale di Venezia
Come per molte feste antiche, le origini del Carnevale di Venezia sono incerte. Le fonti attendibili su questo argomento sono in contrasto tra loro, come un’argentata maschera ornamentale che aleggia sui putridi canali pieni di acque di scarico, nella più famosa città d’Italia.
Il Carnevale (“togliere la carne” in latino) si sviluppò al contempo della festività cattolica della Quaresima, un periodo di 40 giorni di mesta riflessione e penitenza durante il quale non si mangiano uova, latticini, frutta e carne. Si commemorano i 40 giorni che Gesù passò a digiuno nel deserto. Ma questa festività non avrebbe attecchito a Venezia senza un' antica celebrazione di una vittoria.
Nel 1162, la Serenissima Repubblica di Venezia aveva appena sconfitto Ulrico II (patriarca di Aquileia) in un'atroce guerra, e gli abitanti di Venezia volevano un pretesto per riunirsi e ballare in piazza San Marco. Ulrico II, che era stato catturato, fu liberato, ma a condizione che rendesse omaggio a Venezia con dodici pagnotte di pane, dodici maiali e un toro, creando così la tradizione di sacrificare i maiali e il toro ogni anno a Martedì Grasso.
La sua popolarità, allo stesso modo dell’influenza della città-stato di Venezia, aumentò nel corso degli anni, e la città con il suo carnevale non ci mise molto a diventare un passatempo per ricchi. Nacquero una miriade di teatri, caffetterie di lusso e vinerie, e si accumulavano e spendevano fortune dalla sera alla mattina. Alla fine fecero la loro comparsa le tipiche maschere veneziane con il naso lungo, facendo sì che non si potessero più distinguere i nobili dalla gente comune.
Curiosità
Attualmente il Carnevale di Venezia si celebra dal dodicesimo giorno di Quaresima (nel 2017 inizia il primo di marzo) al Martedì Grasso. Più di tre milioni di visitatori vengono ogni anno in Italia per questa festa, rendendola una delle principali festività al mondo.
Il vecchio detto “lo spettacolo deve continuare” potrebbe essere nato qui: si dice che tradizionalmente non si poteva interrompere il Carnevale per nessun motivo, neanche per la morte di un doge (il più alto magistrato della Repubblica di Venezia). Infatti, quando il doge Paolo Renier morì il 13 febbraio del 1789, la notizia fu tenuta nascosta e non venne comunicata fino alla fine della festa, il 2 marzo.
La già menzionata impossibilità di riconoscere le persone per via delle maschere, diventò un mezzo per qualcosa di molto più inquietante. Durante il Carnevale, Venezia si trasformò in un paradiso per ogni tipo di condotta lasciva, e i locali di scommesse e i bordelli diventarono parte integrante della festa.
Il Carnevale quasi sparì nel XVIII secolo, quando Venezia fu conquistata dal re d’Austria, che proibì in maniera drastica i festeggiamenti. Anche negli anni trenta, mentre già aveva iniziato a risorgere, venne introdotta una proibizione simile, quando Mussolini governava in Italia. Fu solo nel 1979 che la città di Venezia si riunì per tornare a dare inizio alla festa.
Nel famoso film di Stanley Kubrick, Eyes wide Shut, figurano chiaramente delle maschere comprate nei negozi veneziani Il Canovaccio e Ca’Macana. E a proposito: a Venezia ci sono più negozi di maschere veneziane di Carnevale che macellerie e fruttivendoli.
Ogni anno c’è un tema diverso e alcuni dei più recenti sono stati Parigi, Napoli, le culture orientali, Casanova e Fellini.
Da non perdere
Consigli
Avrete di sicuro visto un sacco di foto. Le elaborate maschere e i vestiti che sembrano usciti direttamente dal Rinascimento italiano mostrano un’accuratezza e una complessità difficile da eguagliare, soprattutto per la maggior parte dei turisti, che hanno un budget limitato o che sono appena scesi da un infernale volo a basso cosso con una minuscola valigia da dieci chili…come diavolo può entrare nella vostra valigia quel lungo naso a punta?
La buona notizia è che non avrete bisogno di portarvi niente. I costumi tradizionali si possono affittare per circa 50 euro al giorno in qualsiasi parte della città. E ci sono altre buone notizie: la maggior parte della gente non sente la necessità di farsi prendere dal grande sfarzo e indossa costumi che non hanno più classe di quelli che vedresti ad una festa di Halloween del tuo quartiere. Volete mascherarvi da zombie-Donald Trump? Fate pure! Portatevi il vostro vecchio costume di Halloween e risparmiate del denaro. Vi integrerete comunque alla perfezione.
C’è però una verità assoluta, che riguarda sia i costumi tradizionali che quelli più moderni, ed è che non hanno le tasche. Almeno un componente del tuo gruppo dovrà comprare una piccola borsa o un marsupio per mettere le cose di valore. Al Carnevale di Venezia dovrai coprirti bene per proteggerti dal freddo. L’Italia potrà anche essere il giardino d’Europa, ma questo giardino, soprattutto al Nord, d’inverno si congela! È bene indossare pantaloni pesanti e più strati di vestiti.
Ora che avete scoperto come dovete bardarvi, c’è qualcos’altro che dovreste sapere: il Carnevale non è un buon momento per visitare la città. La maggior parte dei tre milioni di visitatori annuali sono più interessati (sì, sul serio) a fare foto alla gente che fa festa che a vedere i monumenti. Se vi mascherate, preparatevi ad essere fotografati e non pensate minimamente di poter vedere a fondo quello che Venezia ha da offrire. Se volete scoprire la città, fatelo di mattina o visitatela qualche giorno prima o dopo dei festeggiamenti.
Quando andare
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La Storia dei Sanfermines
Per comprendere le origini dei Sanfirmines, dobbiamo partire dalla nascita di Fermín, figlio di un senatore romano della Pamplona del III secolo. Fu battezzato da Saturnino nel pozzo di San Cernín, divenne prete a Tolosa e fu il primo vescovo di Pamplona. Venne martirizzato, forse decapitato o, come affermano gli abitanti di Pamplona, legato per le gambe a un toro e trascinato fino alla morte. Il miracolo che gli concesse la santità avvenne quando dalla sua tomba nacque una rosa dal profumo dolce, che fece sì che il gelo e la neve si sciogliessero, che i malati guarissero e che gli alberi si inclinassero verso di essa.
La festa attuale deriva dalla combinazione di due eventi. In primo luogo, ha origine dalle fiere commerciali e secolari che si celebravano all’inizio dell’estate e dove c’erano i mercanti di bestiame, che portarono alla nascita della corrida di tori. In secondo luogo, dalle cerimonie religiose in onore di San Fermín. Inizialmente si festeggiava il 10 ottobre, ma poi si è deciso di spostare la festa a luglio per approfittare della bella stagione. Col passare degli anni, la settimana del 7 luglio è diventata un periodo di tornei, spettacoli teatrali, balletti, fuochi d’artificio e corride di tori.
Solo nel XVII secolo gli encierros (e lo smodato consumo di alcool unito alla massiccia presenza di stranieri) hanno assunto un ruolo predominante in questa festa, e ciò avvenne perché spesso dei giovani, per mettersi in mostra, saltavano davanti ai tori che venivano trasportati dalle zone rurali alla piazza dei tori. Dopo che Hemingway descrisse il festival nella sua leggendaria novella Fiesta, i Sanfermines sono diventati una tappa obbligata a livello internazionale.
Curiosità
Abbiamo ripercorso una lunga storia, dal commercio di bestiame e i miracoli dei santi del Medioevo fino ad oggi, dove gli innumerevoli turisti consumano fiumi di vino rosso a basso costo e si riversano nei provvidenziali ostelli da 75 euro a notte. Per quanto riguarda le statistiche, magari siete curiosi e vi state chiedendo quante persone di preciso hanno perso la vita nella storia recente di queste feste. Il numero è sorprendentemente basso: ci sono state solo 15 morti dal 1910 e solo tre di queste sono avvenute dopo il 1980. Anche se gli abitanti del posto, dall’alto della loro esperienza, criticano la stupidità dei turisti, sarete sollevati nel sapere che le probabilità giocano a vostro favore: l’unico turista straniero che ha perso la vita nei Sanfermines è stato un cittadino statunitense nel 1995.
Un dato scarsamente conosciuto sulla festa di San Fermín è che lo scopo dei tradizionali mantelli rossi non è di far infuriare il toro. Per i principianti: il colore non ha molta importanza perché il toro non è in grado di riconoscere i colori. Si dice che i tradizionali pantaloni, camice bianche e mantelli rossi servono a onorare San Fermín, dato che il bianco rappresenta la santità e il rosso il martirio. Un’altra teoria è che quei colori siano usati in onore dei macellai del posto, che avevano un ruolo importante all’inizio delle feste.
Ogni anno più di un milione di visitatori riempiono le strade di Pamplona per assistere a questo tumultuoso spettacolo. Di certo molti rimarranno sorpresi e forse delusi nel constatare come si svolge in concreto la frenetica corsa: ha luogo in un breve percorso di 875 metri e in media ogni corridore effettua solo un piccolo tratto, perché corre tra i 20 e i 30 secondi. L’encierro dura in tutto tre minuti.
Da non perdere
Consigli
Cominciamo con qualche consiglio per i più coraggiosi. Se avete in mente di correre nell’encierro, avrete bisogno di tutto l’aiuto possibile, e cosa c’è di meglio oggi di un’applicazione per il vostro smartphone? L’app Bullrunning Trainer per iPhone fornisce una simulazione della corsa basata sui dati che sono stati introdotti, e calcola l’eventuale rischio. Per quanto riguarda le regole fondamentali, il miglior consiglio che riceverete è, sorprendentemente, di correre lentamente, perché le reazioni dei tori sono provocate dal movimento. Potrai anche salvarti restando in posizione fetale dopo una caduta: da quanto si dice, la maggior parte delle morti avvengono quando chi è caduto tenta di rialzarsi, rischiando così di venire incornato.
Non siete abbastanza coraggiosi? Allora dovete sapere che non vedrete molto dalla strada. Ci sono decine di migliaia di persone ammassate dietro le transenne in un piccolissimo tratto della strada. Se volete avere una vista ottimale sull’encierro, dovrete vederlo dal balcone di un appartamento: l’ufficio del turismo si è preso la briga di fare una lista degli abitanti di Pamplona che affittano i loro balconi ai turisti che vogliono vedere lo spettacolo. Non rimpiangerete questa scelta, nonostante i prezzi non proprio bassi.
Trovare una sistemazione senza aver prenotato in anticipo è una missione impossibile. Vedrete centinaia di turisti "dormire" per strada, perché i posti letto scarseggiano durante la festività. Non fate la loro fine. Dovete prenotare il vostro alloggio con molto anticipo, soprattutto se volete andare ai Sanfermines nel fine settimana.
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